Fumo: smettere, mai troppo tardi
Le sigarette raddoppiano la possibilità di infarto, del quale sotto i 45 anni sono causa in 4 casi su 5.
Abbandonarle consente di tornare, poco a poco, quasi allo stesso rischio di chi non ha mai fumato.
E un ruolo documentato da molti anni quello del fumo di sigaretta quale fattore di rischio non solo per malattie dell’apparato respiratorio come broncopneumopatia cronicoostruttiva, tumori di polmone,
trachea, bronchi, laringe, cavità orale ed esofago, ma anche per le patologie cardiovascolari.
Anzi il fumo, dopo l’età, è il maggior fattore di rischio per queste malattie, e l’effetto aumenta drasticamente in presenza di altre condizioni che espongono.
Tant’è vero che:
• chi fuma ha una probabilità doppia di essere colpito da infarto del miocardio rispetto a chi non fuma;
• l’infarto in persone con meno di 45 anni è provocato in 4 casi su 5 dal fumo;
• tra tutti i decessi causati dalle malattie cardiovascolari, circa uno su cinque è connesso al fumo.
Due sostanze chimiche presenti nelle sigarette hanno effetti nocivi sul cuore:
• la nicotina, un cui effetto è stimolare l’organismo a produrre adrenalina, che rende il battito cardiaco più veloce: ciò costringe il cuore a un maggior lavoro e aumenta la pressione sanguigna, anche per effetto di un restringimento dei vasi prodotto dalla stessa adrenalina; inoltre favorisce la formazione di coaguli nel sangue (trombosi);
• il monossido di carbonio, che riduce la quantità di ossigeno trasportata dal sangue ai vari organi e tessuti del corpo.
Inoltre fumare danneggia le arterie e accresce la probabilità che si sviluppino al loro interno placche ostruttive. Produce poi alterazioni del quadro lipidico e, in particolare, origina un aumento del colesterolo LDL (quello ‘cattivo’ che si accumula sulla superficie interna delle arterie, delle quali riduce così il lume) e una diminuzione del colesterolo HDL (quello ‘buono’ che ‘ripulisce’ le pareti arteriose). Tutto questo favorisce lo sviluppo di eventi cardiovascolari gravi e potenzialmente mortali come infarto e ictus.
Il fumo aumenta anche il rischio di aneurisma aortico, la dilatazione dell’arteria aorta (all’altezza del torace o dell’addome) che può andare incontro a rottura con esiti spesso fatali. Nei fumatori i decessi per la rottura dell’aneurisma sono sei volte più numerosi che tra i non fumatori. Tutti questi effetti si presentano in una maniera che è direttamente correlata, come è stato dimostrato da numerosi studi, al numero di sigarette fumate.
NON É MAI TROPPO TARDI
E la dose di fumo influenza anche la reversibilità del rischio, tanto che l’incidenza di malattie cardiovascolari si riduce progressivamente in coloro che smettono di fumare:
• dopo un anno si dimezza
• dopo 20 anni si riavvicina a quella di chi non ha mai fumato, anche se è ancora un po’ superiore
Oltretutto il fumo è l’unico fattore di rischio cardiovascolare che potrebbe essere completamente rimosso: vale dunque la pena agire su questa leva, con una decisione che può richiedere qualche sostegno se la dipendenza è molto accentuata (test in basso), e che in ogni caso va attuata con un’autodisciplina fatta di piccole ma importanti regole (tabella nella pagina precedente).
In Italia, come in altri paesi industrializzati, l’abitudine al fumo di sigaretta ha subito nel tempo importanti variazioni: alla fine degli anni 50 ce l’aveva l’80% degli uomini negli anni 80 intorno al 50%. Oggi è all’incirca del 20% nella fascia di età di 35-79 anni, grazie anche alle politiche di divieto del fumo nei locali pubblici. Per le donne, al contrario, c’è stato un crescendo: oggi, nella fascia di età di 35-79 anni, la percentuale di fumatrici è del 18%, molto vicina quindi a quella degli uomini.
Write a Comment
Devi essere connesso per inviare un commento.